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Val di Cecina

Comuni di:

Bibbona (LI), Casale Marittimo (PI), Castagneto Carducci (LI), Castellina Marittima (PI), Castelnuovo di Val di Cecina (PI), Cecina (LI), Guardistallo (PI), Montecatini Val di Cecina (PI), Montescudaio (PI), Monteverdi Marittimo (PI), Pomarance (PI), Radicondoli (SI), Ripabella (PI), Volterra (PI)

Cartina Val di Cecina
Mappa

«Su l’etrusche tue mura, erma Volterra, fondate nella rupe, alle tue porte senza stridore, io vidi genti morte della cupa città ch’era sotterra.
Il flagel della peste e della guerra avea piagata e tronca la tua sorte; e antichi orrori nel tuo Mastio forte empievan l’ombra che nessun disserra.
Lontanar le Maremme febbricose vidi, e i plumbei monti, e il Mar biancastro, e l’Elba e l’Arcipelago selvaggio. Poi la mia carne inerte si compose nel sarcofago sculto d’alabastro ov’è Circe e il brutal suo beveraggio».

(Gabriele D'Annunzio, Le città del silenzio)

 

Quello che D’Annunzio ricerca, guardando al futuro, è il risveglio del paese. E Volterra, fulcro e cuore della Val di Cecina, è una delle città elette e narrate dal poeta allo scopo. Il ruolo di questa cittadina murata, con l’interno d’origine etrusca ancora ben visibile e un paesaggio che le si apre di fronte allungandosi verso il mare, è sempre stato centrale. Ma non è l’unico valore di un territorio che, storicamente e per natura, ha assunto forme e contesti diversi ma non per questo incoerenti.

Dal mare, la Val di Cecina abbraccia le dolci colline. E dai colli, guardando verso ovest, guarda la grande distesa d’acqua. Quello che lega la costa ai rilievi (e viceversa) è un rapporto simbiotico e omogeneo. Le pinete litoranee, la transumanza, le “maremme”...

Negli anni più recenti il territorio ha visto svilupparsi il turismo balneare. Ma, oltre che per la poesia, il carattere è conseguenza delle coltivazioni di olivi e viti, che qua hanno origini antiche. Dallo studio dei resti vegetali di San Mario, ad esempio, sappiamo che la coltivazione dominante era proprio quella della vite. Ed è grazie alle erbe che crescono in questa vasta plaga argillosa che nel XIX secolo s'inizia a produrre dell’ottimo pecorino. Olio, vino, formaggi. Tutte eccellenze di Toscana.

Nonostante i centri urbani abbiano registrato crescite progressive, non sono mai stati snaturati e hanno mantenuto il carattere tipico dei borghi. Una bellezza organica che si riflette anche sulla dolcezza di certi rilievi collinari che si affacciano proprio sulla pianura costiera, da Montescudaio a Guardistallo, dal Casale Marittimo alla collina di Castagneto Carducci.

Volterra, nell’antichità come nelle epoche più recenti, ha sempre rappresentato il fulcro di queste terre. È proprio qua che a partire dal X sec. a.C. iniziano le testimonianze certe di un popolamento diffuso. Oltre che nei dintorni della stessa Volterra, sono state rinvenute numerose aree sepolcrali villanoviane anche a Montecatini, Pomarance e Castagneto Carducci. Presenze che si fanno più intense negli anni successivi, soprattutto sulla costa.

La centralità di Volterra, pur vivendo molteplici trasformazioni, resta immutata nel tempo. Tanto da rendere necessario il controllo capillare da parte delle aristocrazie. Grandi cambiamenti avvengono fra la tarda età classica e l’età ellenistica, quando si assiste a una forte espansione politica ed economica.

Tra il III e il II secolo a.C. il territorio costiero vive una fase di grande prosperità grazie all’infittirsi dei rapporti politici e militari con Roma. E così lungo la costa e nell’immediato entroterra sorgono numerose ville (fra le quali quella di San Vincenzino a Cecina).

Di fatto Volterra – rinnovata negli arredi in età augustea e modificata nell’assetto con l’arrivo dei Longobardi – occupava un distretto ricco di risorse: non solo agro-silvo-pastorali, minerarie ed estrattive (rame, salgemma, alabastro), ma anche geotermiche; ed era caratterizzata da intense e vivaci attività manifatturiere e commerciali.

Nella seconda metà dell’Ottocento, con l’istituzione delle province, l’area ricade interamente nell’ambito di Pisa. Nel 1925 saranno ceduti alla provincia di Livorno i comuni di Bibbona, Castagneto Carducci e Cecina.

L’evoluzione geologica della Val di Cecina ha una storia lunga circa 250 milioni di anni. Una storia che in parte si lega a quella dell’Appennino Settentrionale. Queste terre zono caratterizzate da una ricca articolazione di paesaggi collinari, ma anche da bacini neogenici e costieri a ridosso di quelli dell’Arno, dell’Ombrone e della costa toscana.

Dalle colline al mare, e viceversa. Il paesaggio costiero rappresenta la manifestazione più settentrionale del concetto di “Maremma”, e si distingue dall’incedere regolare, quasi solenne, delle forme.

La profonda fascia di costa a dune e cordoni sostiene una testimonianza ben conservata del movimento delle pinete litoranee. Immediatamente alle spalle, la fascia di depressioni retrodunali. Sono le storiche “maremme”, oggi in gran parte bonificate. Nonostante questo ospitano ancora oggi la testimonianza del Padule di Bolgheri.

Il sollevamento dei terreni ha modellato la visuale paesaggistica. E di questo andamento Volterra è ancora una volta testimone privilegiato. Di particolare interesse sono i dolci rilievi collinari affacciati sulla pianura costiera (il complesso di Montescudaio, Guardistallo, Casale Marittimo, la collina di Castagneto Carducci).

E qua, alle spalle delle catene costiere, si struttura un paesaggio complesso. Una seconda serie di catene collinari segue a breve distanza, raccordandosi alle propaggini settentrionali delle colline metallifere cui è associata dalle emergenze vulcaniche e minerarie. Dietro a questa seconda compagine collinare si estendono i paesaggi dei bacini di Volterra e Pomarance.

Le colline del volterrano si distinguono per l’elevato valore estetico-percettivo dato da morfologie dolci nelle quali si aprono fenomeni erosivi (balze, calanchi) e dagli orizzonti continui dei campi.

L’area è inoltre ricca di risorse idriche (un reticolo dominato per lo più da matrici forestali e agricole). Si sviluppa su gran parte del bacino del fiume Cecina e su parte degli alti bacini dei fiumi Era e Cornia, interessando quindi la fascia costiera livornese tra Cecina e San Vincenzo e la pianura interna del Cecina.

Ben al di là delle pitture e delle opere cinematografiche, il primo e più grande riferimento per il territorio è quello che lega il nome di Giosuè Carducci a Castagneto. Il noto poeta e accademico era nato a Valdicastello (Pietrasanta), ma è proprio qua, sulla costa degli Etruschi, nel cuore della Maremma livornese, che ha trascorso l’infanzia.

Aveva tre anni quando il padre fu trasferito a Bolgheri, dove aveva ottenuto l’incarico di medico condotto. Luogo che abbandonò dopo gli spari che in una notte di maggio furono esplosi dagli anti-repubblicani contro i muri di casa sua. A ricordare quel giorno, ancora oggi, ci sono una targa e i buchi lasciati dagli spari.

Quello che lega Giosuè Carducci alla Maremma è un rapporto profondo e inscindibile. Questi luoghi furono per lui sempre estremamente cari e a loro dovette l’ispirazione. E così, su queste terre, colui che fu il primo italiano a vincere il Nobel per la letteratura volgeva lo sguardo verso le colline incontrando il viale di cipressi e la strada alberata che conduceva a Bolgheri. Nel 1873, mentre si recava da Livorno a Roma in treno, attraversando questo lembo di Maremma, vide dal finestrino il viale che gli ricordò la sua infanzia (Davanti San Guido).

«I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardar.
Mi riconobbero, e – Ben torni omai –
Bisbigliaron vèr’ me co ‘l capo chino –
Perché non scendi ? Perché non ristai?
Fresca è la sera e a te noto il cammino»

Così come Chiatri ha fatto con Giacomo Puccini, Castagneto l’ha fatto con il poeta, prendendone il nome: Castagneto Carducci.

Ma c’è qualcosa che va oltre la delicatezza della poesia del ricordo. Volterra, più che la Val di Cecina nel suo insieme, nell’immaginario creativo ha sempre rappresentato il ruolo della città sospesa. Anche – e soprattutto – nel linguaggio cinematografico. Una potenza visiva che si declina nel film “Vaghe stelle dell’Orsa” (1965) di Luchino Visconti, che si fonda sul dato paesaggistico ineliminabile della città che da un lato domina la valle e dall’altro su questa rovinosamente frana. Visioni che ritornano nel cinema di Ermanno Olmi in “Camminacammina” (1983). Con lui Volterra è Gerusalemme all’arrivo dei magi.

Ma i caratteri paesaggistici della Val di Cecina sono fermati e restituiti in chiaroscuro da chi, anche in pittura, ha utilizzato filtri classici per raccontare il territorio. Dal disegni di Jacob Esselens a Jean Baptiste Corot (le cui vedute di Volterra sono conservate al Museo del Louvre), da Elihu Vedder a Matthew Ridley Corbet, da Edgar Chahine a Nino Costa, Mauro Staccioli e Furio Cavallini.