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Lunigiana

Comuni di:

Aulla (MS), Bagnone (MS), Casola in Lunigiana (MS), Comano (MS), Filattiera (MS), Fivizzano (MS), Fosdinovo (MS), Licciana Nardi (MS), Mulazzo (MS), Podenzana (MS), Pontremoli (MS), Tresana (MS), Villafranca in Lunigiana (MS), Zeri (MS)

Cartina Lunigiana
Mappa

«Tragge Marte vapor di Val di Magra
ch’è di torbidi nuvoli involuto;
e con tempesta impetuosa e agra
sovra Campo Picen fia combattuto;
ond’ei repente spezzerà la nebbia,
sì ch’ogne Bianco ne sarà feruto.
E detto l’ho perché doler ti debbia!»

(Divina Commedia, Inferno, Canto XXIV - Dante Alighieri)

Una terra di confine che anziché respingere le differenze culturali ha assorbito la diversità, trasformandole in un valore identitario unico. Perché la Lunigiana, socialmente e morfologicamente, è fatta così. Un lembo di terra della Toscana più settentrionale che ha saputo cogliere la bellezza dell'eterogeneità.

Attraversata dal fiume Magra che spacca in due la valle, abbracciata com'è dall’Emilia-Romagna da una parte e dalla Liguria dall'altra, questa terra dalle strutture e dalle forme paesaggistiche variegate porta con sé storia (col prolificare di fortificazioni un tempo utili al controllo dei valichi), acqua (che non la rende esente dal rischio idrogelogico), boschi e crinali, centri rurali e cave.

Sì, perché la Lunigiana è avvolta dal profumo delle Apuane. E legittimamente se ne fa vanto. Più in alto, al di qua del mare, non ci sono solo castagni e residui allevamenti, ma anche cave e attività minerarie che hanno esteso le loro economie laggiù, fino a valle, modificando nel tempo un paesaggio che si è mantenuto in equilibrio nonostante tutto.

Questa è la terra che prende forma attorno alla via Francigena che i longobardi s’inventarono per raggiungere i domini meridionali evitando i bizantini. È la terra dell'inferno e del purgatorio di Dante, che arrivò qui in esilio. È la terra dei cento castelli, di Ariosto e delle cave, dei marmi di Michelangelo e dei borghi (da Colonnata a Gragnana, fino a Moneta).

Del resto la Lunigiana è fatta così: dolce e aspra, mossa e ferma, giovane nel sottosuolo e segnata da antiche virtù al di sopra della terra.

Riavvolgendo il nastro della storia, per risalire ai primi insediamenti in Lunigiana occorre cercare lontano. Molto lontano. Addirittura al Paleolitico medio, in quel periodo della preistoria in cui i neanderthaliani erano soliti utilizzare attrezzi fatti prevalentemente di selce. Tra gli attuali Comuni di Fivizzano e Casola, con l’insediamento di Tecchia di Equi, ci sono tracce del loro passaggio. Siamo a circa quattrocento metri sopra il livello del mare e si vive di caccia (numerosi i ritrovamenti di resti di orso). Quindi non è difficile immaginare che qua sia accaduto come altrove: è arrivato un momento nel quale anche le popolazioni che abitavano questi luoghi hanno deciso di spostarsi verso la costa.

Ai rilievi, quindi, si preferisce il mare. E il merito di questa irrefrenabile attrazione è soprattutto da imputare al clima decisamente più mite. Un fenomeno che non rinnega la bellezza di passaggi che non rendono la Lunigiana molto diversa da altre zone di Toscana con simili caratteristiche territoriali. Ma quel che accade nei secoli a seguire, be’, è una storia che in quella che identifichiamo come la regione attuale non ha eguali. La frammentazione territoriale, conseguenza di un complicato rompicapo politico e geografico, rende di difficile comprensione la costruzione di un percorso identitario.

Divisa com’era dal fiume Magra, autentica barriera naturale, questa terra vide il passaggio dei Liguri Apuani (che introdussero allevamento e agricoltura), dei  romani (che intensificarono il commercio e fondarono la colonia di Luni nel 177 a.C.) e poi dei longobardi (cui seguì la costruzione di un rapporto sempre più intenso con la città di Lucca, capitale della Marca di Tuscia), dei vescovi e infine dei Malatesta (XIV secolo). Anni in cui la Lunigiana, in quanto terra di confine, paga il prezzo della sua collocazione geografica.

Parallelamente alla prolificazione di edifici fortificati nati a scopo difensivo, ecco che nascono e si sviluppano nuove strade e vie di collegamento. Dopo guerre e invasioni, da Firenze arrivarono i Medici (prima) e i Lorena (poi). Fu proprio nel periodo della Lunigiana granducale che molti centri abitati conquistarono la loro autonomia, prima però di diventare nell’Ottocento un oggetto di contesa con i ducati di Parma e Modena.

Una storia tormentata, quella della Lunigiana, che non ha mai frenato lo sviluppo di una fitta rete di vie di comunicazione che, negli anni più recenti, ha rappresentato il principale motivo di fioritura del commercio e del settore industriale.

Anche in Lunigiana il tempo ha lasciato il segno. Non un segno indelebile, perché quella che si è posata sull’area è stata una mano a tratti leggera e a tratti pesantissima. Tanto le glaciazioni quanto le erosioni e le sedimentazioni fluviali hanno contribuito in modo determinante nel far assumere al territorio quella caratteristica a terrazzamento che lo rende così unico.

I suoi versanti sono a gradini. Linee di cresta con forme non imitabili altrove che definiscono i profili e l’essenza stessa del paesaggio di Lunigiana. Un territorio che da sempre non può prescindere dalla divisione netta creata dei due bacini fluvio-lacustri. A dettare lo sviluppo morfologico sono ancora una volta le Alpi Apuane. Una presenza fisica, concreta, di una bellezza rara.

Non si tratta però di una prossimità silente. Il loro sollevamento, unito alla depressione tettonica lungo la costa, determinò la deviazione del corso del Magra che originariamente – incredibile ma vero – condivideva il proprio bacino addirittura col fiume Serchio. La storia, la collocazione geografica e il clima in Lunigiana hanno contributo alla conformazione di caratteri morfologici molti diversi tra loro diversi.

Si possono infatti distinguere in modo netto ben quattro aree: quella di nord-est, al confine con l’Emilia Romagna (caratterizzata da importanti rilievi e da vette come La Nuda, il Monte Alto e il Monte Orsaro); il versante ligure (ricco di rilievi collinari e valli fluviali); la parte meridionale (con la tipica caratterizzazione alpina che si apre alle Apuane dalle cime del Monte Sagro); e infine il fondovalle (proprio dove sono collocati i principali insediamenti, da Aulla a Villafranca fino a Pontremoli e Fivizzano).

Sono proprio queste differenze a rendere unica la Lunigiana. Da una parte il crinale appenninico, dall’altra il versante occidentale. E il fiume in mezzo. Un paesaggio dall’estetica ferita e poetica, geologicamente giovane e in continuo fermento (anche se qualcuno preferirebbe definire quest’attività una “evoluzione”). Sì, perché anche questo aspetto ha i suoi risvolti negativi. Come la franosità diffusa e l’elevata sismicità, ad esempio. Colpa dei sistemi di faglie che delimitano la fossa tettonica.

Marte attirerà dalla Val di Magra un fulmine che sarà avvolto di nere nubi e con una tempesta impetuosa e tremenda si combatterà. Parafrasare i versi della Divina Commedia significa ricordare la presenza di Dante Alighieri in Lunigiana. La sua non fu una permanenza silente. Non solo perché portò i Malaspina e questa variegata terra all’interno di un’opera immortale, ma perché è qua che il sommo poeta riprese a scrivere ciò che aveva interrotto dopo la cacciata da Firenze.

«Se la lucerna che ti mena in alto / truovi nel tuo arbitrio tanta cera / quant’è mestiere infino al sommo smalto» / cominciò ella, «se novella vera / di Val di Magra o di parte vicina / sai, dillo a me, che già grande là era. / Fui chiamato Currado Malaspina; / non son l’antico, ma di lui discesi; / a’ miei portai l’amor che qui raffina».

Dal purgatorio all’inferno, Dante – la cui presenza in Lunigiana è documentata dalla Pace di Castelnuovo (1306) – non rende protagonista solo la Val di Magra e i Malaspina, ma anche l’antica Luni, le Alpi Apuane, Pontremoli e Fosdinovo.

L’alta dimensione letteraria che qui trovò ispirazione è fatta della stessa pasta che pittori e fotografi hanno deciso col tempo di raccontare, ognuno coi propri mezzi. In questo paesaggio di frontiera ci sono elementi imprescindibili. Alcuni naturali, altri figli del tempo e dei bisogni. Da una parte, quindi, c’è il paesaggio a gradini che rende questa terra di confine un esempio di unicità.

Una valle tagliata in due, i monti alle spalle e di fronte il mare. Qua ci sono i luoghi dei marmi di Michelangelo e le fonti d’ispirazione di Ariosto. Ci sono gli scorci dipinti dai macchiaioli e la quiete naturale delle vallate e delle marine ritratte da Memo Vagaggini. E poi, a corredo di ogni narrazione, non possono mancare i castelli. Come quello dei Malaspina (Fosdinovo), della Brunella (Aulla) o della Verrucola (Fivizzano). Sono più di cento quelli che costellano il paesaggio di Lunigiana di cui possiamo ricostruire la memoria, oltre che per merito delle carte, anche e soprattutto grazie alla grande quantità di cartoline che segnano un percorso emozionale nella memoria di luoghi abbracciati dall’acqua salata e dall’Appennino.