Time machine del territorio

Versilia e Costa Apuana

Comuni di:

Camaiore (LU), Carrara (MS), Forte dei Marmi (LU), Massa (MS), Massarosa (LU), Montignoso (MS), Pietrasanta (LU), Seravezza (LU), Stazzema (LU), Viareggio (LU)

Cartina Versilia e Costa Apuana
Mappa

«I monti della Versilia... ridenti o foschi?
Ecco una cosa che non si può mai capire.
Un poco folli, di forma, e inchiostrati sempre con tinte da
fine del mondo, con quei rosa, quelle vampate secche
del marmo che trapelano come per caso. Ma così dolci, mitici».

(Pier Paolo Pasolini)

Camminando verso il mare, lungo il molo o su uno dei pontili di più recente costruzione, da Viareggio a Massa si percepisce chiaramente qual è il profumo dominante. È il salmastro, spesso accompagnato dal suono dello sciabordio di piccole onde. Proprio lì, in un giorno di sole, sul molo o sui pontili, basta voltarsi per accorgersi di quanto siano vicine le montagne. Allungando le mani verso est sembrerebbe quasi di toccarle.

Irreale non è il panorama, ma quella sensazione di dissolvenza che si prova quando ti aspetteresti di percepire con le dita una scenografia che non c'è, perché questo è il vero paesaggio. Versilia e Costa Apuana trovano la loro sintesi nella declinazione di ambienti molto diversi tra loro, in uno spazio geografico relativamente ristretto ma comunque ben definito. Tre fasce parallele, tre ambiti distinti che convivono e si influenzano, tre strutture ecosistemiche dotate di un valore naturalistico unico. Montagne, colline, mare. Ovvero parchi, Siti Natura 2000, geositi Unesco e risorse minerarie sulle terre alte; e poi boschi, zone agricole e piccoli borghi a mano a mano che l'altitudine s'abbassa.

Così si prosegue verso la pianura, storicamente ambìta per la conquista di un utile sbocco sul mare. Ma le nuove economie hanno portato a bonifiche e trasformazioni che, da Marina di Vecchiano a Carrara, hanno fatto proliferare sul litorale l'industria turistica. Spiagge, dune, pinete. Modifiche e cambiamenti di un territorio che negli anni più recenti ha sostituito i rapporti trasversali tra mare e monti con il sistema lineare della città balneare. La principale eccellenza naturalistica resta quella delle Alpi Apuane, da cui fu estratto anche il marmo che contribuì a rendere universale l'arte di Michelangelo.

La conseguenza di tale bellezza si contrappone alla modifica profonda che l'attività estrattiva ha causato al paesaggio, dai crinali ai fondovalle. In queste tre fasce di territorio troviamo ancora oggi borghi e città storiche, alpeggi e insediamenti fortificati, vie di collegamento abbracciate dalla vegetazione, canali navigabili e complessi lacustri come il lago di Massaciuccoli. L'unicità della Toscana che dai monti vede il mare. E viceversa.

Se oggi pensiamo al territorio apuo-versiliese, le prime immagini che affiorano alla mente sono quelle del litorale con le sue marine, delle montagne plasmate dall’estrazione del marmo e di tutta la loro bellezza, di quella fascia intermedia fatta di borghi rurali e coltivazioni purtroppo sempre più sporadiche. Ma la storia, quella vera, inizia assai prima e racconta di un paesaggio diverso che, fin dalla preistoria, era abitato da popolazioni seminomadi abituate a vivere nelle grotte. Ripari naturali di cui esistono tracce a Camaiore e Massarosa. Ma già nel Paleolitico Superiore gli insediamenti tendevano a spostarsi verso la costa, probabilmente alla ricerca di un clima più mite.

La possibilità di sfruttare le tante risorse naturali ha richiamato invece il popolo etrusco, cui si deve l’intensificazione dei commerci che si svilupparono soprattutto verso l’attuale Liguria. Se poi arrivarono i romani fu proprio per rispondere alle razzie dei liguri, che saccheggiarono l’alleata Pisa. La fondazione delle colonie di Lucca e Luni sancì la loro presenza sul territorio, così come la costruzione di una nuova e più efficiente viabilità. I collegamenti terrestri furono ulteriormente sviluppati in epoca Medioevale, e lo stesso accadde per le vie marittime e fluviali. Fu in quel periodo che nacque il porto di Motrone.

Anche stavolta è la presenza di risorse – oltre al marmo parliamo di ferro, argento e piombo – ad attrarre l’interesse del potere signorile. Nascerà e crescerà così la forza del Granducato e della Repubblica di Lucca. Ma tra il XVIII e il XIX secolo la montagna comincerà a spopolarsi e la crisi dell’agricoltura si unirà a quella dell’industria siderurgica, tant’è che gli impianti sopravvissuti furono ben presto trasformati in segherie di marmo. Fu sempre in quel periodo che furono costituite le pinete a ridosso del litorale, barriere che a tutt’oggi rappresenta un elemento identitario riconoscibile ovunque. Primo insediamento fu Viareggio, elevato a rango di città da Maria Luisa di Borbone nel 1820. Del resto l’obiettivo di Lucca, al tempo, era di sottrarre traffici commerciale al porto di Livorno.

 

Più di ogni altro elemento, a dominare l’area sono le Alpi Apuane. Presenti da sempre, con quell’andamento nobile, mosso ed eterno. Le loro cime sono distinguibili anche dal mare. Pania della Croce, Pisanino, Sagro, Forato, Tambura. Ed è visibile a occhio nudo, dal litorale come dalla Garfagnana, il crinale dell’Omo Morto, chiamato così per quel profilo evocativo avvolto da leggende.

«Un mare in burrasca istantaneamente pietrificato». È così che il geografo Emanuele Repetti definiva le Apuane, che qua dominano il mare. Sì, perché in poco più di quindici chilometri si succedono sistemi morfogenetici di ambiente costiero, di pianura, di collina, di montagna e di dorsale. Il territorio apuo-versiliese è fatto così. Variegati, intenso, imprevedibile.

Un paesaggio, quello montano, caratterizzato (e modellato) da fenomeni carsici e ipogei. L’erosione naturale e l’attività estrattiva hanno ridefinito nel tempo le forme e i profili di crinali, ravaneti, versanti e fondovalli. Il risultato di tutto questo è un paesaggio unico ed esclusivo che offre la visione di montagne che strapiombano su una profonda fascia costiera di dune e cordoni, ricca di spiagge e a ridosso del mare.

L’unicità non è solo percettiva, ma anche geologica. Le forme glaciali, le risorse minerarie, il carsismo. Tutti elementi di valore assoluto. Non è un caso, quindi, che per queste caratteristiche le Alpi Apuane, che costituiscono anche un’importantissima area speleologica con oltre mille cavità censite, siano state riconosciute dall’Unescco come geoparco. Dall’altra parte la pianura costiera si sviluppa per oltre trenta chilometri, da Marina di Carrara alla macchia lucchese.

La costa, sabbiosa, presenta elementi naturali soprattutto nelle zone dunali, che insieme alle principali aree umide rappresentano aree protette. Se la dorsale apuana è caratterizzata soprattutto da versanti ripidi nei quali si alternano superfici nude, boschi di latifoglie e praterie (ambienti anticamente sfruttati per il pascolo, collegati ad alpeggi e insediamenti stagionali per lo più abbandonati), il paesaggio rurale della Versilia si distingue soprattutto per i valori dell’ambiente montano e collinare. Il modello di sviluppo degli ultimi cinquant’anni e la conseguente crescita urbana delle aree costiere, però, ha messo in crisi il sistema insediativo storico basato proprio sulla relazioni tra mare, pianura e montagna. Un tempo nel quale anche la fascia della pineta ha subìto una riduzione a seguito dell’espansione degli insediamenti e delle strutture balneari.

Scrittori, poeti, pittori. Grandi nomi della lettura e della storia dell’arte sono passati da qua. Per alcuni, quello in Versilia o sulle Apuane è stato un soggiorno temporaneo. Altri, invece, hanno deciso di abitare in questi luoghi, attratti e ispirati com’erano da un paesaggio che aveva pochi eguali. La bellezza, così come la varietà cromatica e di forme che la natura modellata dal tempo e dall’uomo ha da offrire, a tratti ha stimolato la creatività. E molto più spesso è stata oggetto di narrazione, soprattutto visiva.

Un racconto attraversato dalle parole di Gabriele D’Annunzio e Pier Paolo Pasolini. Ma anche da quelle dello scrittore britannico Aldous Huxley, del tedesco Thomas Mann o dell’austriaco Rainer Maria Rilke. Non solo parole, quindi. Ma anche immagini. Disegni e pitture che prima ancora di entrare a far parte della storia hanno fermato su foglio di carta e su tele momenti della vita agricola e sociale.

Vite indissolubilmente fermate in un preciso istante, poi diventato memoria. Il futurista metafisico Carlo Carrà, Telemaco Signorini, Moses Levy, Ardengo Soffici. Pittori che hanno reso immortali spiagge, marine e paesaggi apuo-versiliesi. Dalle passeggiate sotto le palme ai papaveri dell’alta Versilia, dal lago di Massaciuccoli ai pontili di Forte dei Marmi.

Anche negli anni più recenti ci sono artisti che hanno scelto di vivere in Versilia. Solo a Pietrasanta ha vissuto lo scultore polacco Igor Mitoraj e continua a vivere e a lavorare Fernando Botero. Il motivo? Ancora una volta il marmo. Perché la presenza di materia e la capacità estrattiva ha portato alla creazione di maestranze artigiane di grande abilità. Un talento che non si declina solo nella lavorazione del marmo, ma anche nella fusione del bronzo.

Ma non è tutto. Perché c’è anche chi non ha scelto di vere qua richiamato dalla bellezza. C’è chi ha vissuto in questa cornice di terra perché qua c’è nato. Come il poeta Enrico Pea, ad esempio. O il suo contemporaneo Lorenzo Viani. Anni, quelli a cavallo tra Ottocento e Novecento, in cui anche il maestro Giacomo Puccini compose le sue opere più celebri proprio sulle sponde del lago di Massaciuccoli, a Torre del Lago. Un luogo che oggi porta anche il suo nome.