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Val d'Elsa

Comuni di:

Barberino Val d’Elsa (FI), Casole d’Elsa (SI), Castelfiorentino (FI), Certaldo (FI), Colle di Val d’Elsa (SI), Certaldo (FI), Gambassi Terme (FI), Montaione (FI), Montespertoli (FI), Poggibonsi (SI), San Gimignano (SI)

Cartina Val d'Elsa
Mappa

«Molte strade arrivavano alla nostra città, ne sfioravano le antiche mura, l’attraversavano e, ripreso nuovo slancio, puntavano in ogni direzione. Superavano piccole borgate e campi, boschi e altri campi, poi monti e pianure, e raggiungevano città di cui conoscevo i nomi».
(Romano Bilenchi, scrittore e giornalista)

In vita sua ha scritto due saggi e una ventina di libri di narrativa. Ma se c’è una cosa che Romano Bilenchi non ha mai dimenticato, anche nel suo pellegrinaggio professionale che l’ha portato per un periodo a Torino, dov’è stato caporedattore a La Stampa sotto la direzione di Curzio Malaparte, è proprio la sua città natale, Colle Val d'Elsa, che lui descrive così: «In alcuni tratti di pianura anche i tronchi degli alberi, che in file regolari e lunghissime fiancheggiavano la strada accompagnandola all’ingresso dei boschi folti e oscuri o delle strette e nude valli, avevano il tronco dipinto a strisce bianche e nere perché il viaggiatore non cadesse preda dell’ossessione dei campi che premevano ai lati. [...] Per quelle strisce bianche e nere così fresche e insistenti, le strade, lenti nastri gettati sulle pianure, diventavano frecce veloci puntate contro il mistero di un bosco o contro l’impraticabile fianco di un monte, e fugavano la malinconia dei campi fattisi troppo uniformi».

È questa la forma della città. Una forma fatta di colori. Non solo quelli della natura, ma anche dei mattone, del marmo e della.

Una descrizione che racchiude, più o meno esplicitamente, i caratteri del territorio, così ben determinati: la valle che accoglie, le architetture, le trame viarie che, complice anche la vicinanza con importanti centri urbani, le hanno consentito lo sviluppo.

Ci troviamo di fronte a una struttura articolata in campi, boschi, pianure e colli, attraversata da strade di lungo percorso come la Francigena, percorsa dai pellegrini diretti a Roma, o la Volterrana, preferita per i commerci. E poi c’è l’agricoltura, ci sono i boschi e i poderi.

Diversi paesaggi un un solo tettiroio: la piana alluvionale, la collina, la montagna. E con loro pascoli, distese boschive e  latifoglie. Ci sono i paesaggi agropastorali delle colline di Casole d’Elsa e dell’Alta Valle del Cecina. Ci sono le eccellenze forestali di Montaione, San Gimignamo e della Montagnola Senese. Infine gli ecosistemi fluviali.

Questo è un territorio quasi interamente collinare, ad eccezione del fondovalle dell’Elsa, che lo attraversa per gran parte della sua estensione. Si riconoscono quindi due grandi strutture paesaggistiche: il sistema dei rilievi a prevalenza di colture legnose (tra il confine settentrionale e il fondovalle del torrente Foci, che separa le colline di San Gimignano da quelle contrapposte di Colle Val d’Elsa) e il territorio della Montagnola Senese e delle colline di Poggibonsi e Colle Val d’Elsa (caratterizzate dalla predominanza di seminativi e prati, intervallati a boschi e a isole di oliveto e vigneto).

Nonostante i segni del tempo non siano così evidenti (pochi e frammentati sono i ritrovamenti archieologici), ci sono alcuni elementi che distinguono questo territorio da tutti gli altri. Sappiamo che il contesto più significativo è stato quello compreso fra Monteriggioni e Staggia, nel quale è stato individuato un complesso litico “tayaziano” risalente addirittura al Paleolitico Inferiore.

Ebbene, quegli stessi ritrovamenti che indicano un popolamento rado abbastanza diffuso in tutta l’alta Val d’Elsa e nella piana tra l’Elsa e lo Staggia, dal Neolitico in poi, ci aiutano a capire perché quest’area rappresenta un’eccezione rispetto al resto della Toscana Toscana settentrionale.

Di cosa stiamo parlando? Di tombe. In epoca eneolitica, infatti, le sepolture vengono apprestate, plurime, all’interno di grotticelle artificiali. Lo evidenziato rinvenimenti nelle località Le Lellere, nel comune di Colle Val d’Elsa, e Podere Cucule a Poggibonsi. Frequenti sono anche i ripostigli di armi in bronzo (alcuni dei quali rinvenuti nelle località Querceto e Torraccia).

Nel periodo etrusco l’area è interessata dalla formazione di piccoli nuclei. Non erano villaggi, ma piuttosto fattorie autosufficienti. Il periodo è florido. Una prosperità economica e culturale che durerà a lungo. Il merito è soprattutto del rapporto con Volterra, delle direttici stradali e della creazione di nuovi assi viari.  Ma la crisi demografica e l’impoverimento sono dietro l’angolo; inizieranno con l’avvento della romanizzazione e, in parte, durante il Medioevo.

Il Bassomedioevo è caratterizzato da un nuovo processo di trasformazione territoriale. La presenza della Francigena e una popolazione (di nuovo) in crescita la rendono infatti un comprensorio estremamente florido dal punto di vista produttivo-economico. Questa è infatti un’area molto particolare, anche per la presenza dei già citati nuclei urbani di medie dimensioni e per la posizione di confine fra quattro importanti città: Lucca, Volterra, Siena e Firenze.

In età moderna, l’ambito Valdelsa è suddiviso nelle diocesi di Firenze, di Siena e di Volterra; e alle giurisdizioni ecclesiastiche antiche, dal 1592 si aggiunge la diocesi di Colle di Val d’Elsa. Nel Cinquecento si assiste a una riconfigurazione architettonica e urbana, mentre tra il XVIII e il XIX secolo le fattorie procedono al rimodellamento delle unità poderali in vista di una produzione più razionale e al riammodernamento delle fabbriche coloniche e la casa contadina assume forme improntate al gusto neoclassico.

Con l’istituzione delle Province, nella seconda metà dell’Ottocento, l’area viene ripartita in provincia di Firenze (Barberino, Castelfiorentino, Certaldo, Gambassi, Montaione, Montespertoli) e provincia di Siena (Casole, Colle, Poggibonsi, San Gimignano). Nel 2000 è istituito il circondario Empolese-Valdelsa, in cui ricadono i comuni di Castelfiorentino, Certaldo, Gambassi, Montaione e Montespertoli.

Il territorio della Val d’Elsa è incentrato sulla parte principale del bacino idrografico del Fiume Elsa, da cui prende il nome, con l’eccezione della parte terminale e di alcuni importanti bacini che si estendono nell’ambito delle Colline Senesi. Tra il crinale di Montespertoli e l’Elsa si estende un grande versante dalle complesse caratteristiche. È qua che il fiume “cattura” corsi d’acqua dal bacino dell’Orme.

La divisione strutturale si riflette nei valori generali del paesaggio. A nord e a est di Poggibonsi si stendono paesaggi rurali storici, in parte limitati nella loro articolazione dall’alta frequenza di suoli argillosi ma dominati dai ricchi paesaggi della collina.

La ricchezza paesaggistica e naturalistica, così come quella geomorfologica, sono ben evidenti nell’area protetta dell’Alta Valle del Torrente Cerfalo e nel Parco Fluviale Alta Valdelsa. Tutt’attorno ci sono i paesaggi agricoli delle colline plioceniche, dominate da vigneti, oliveti e dalla ridotta presenza di aree forestali.

Il comprensori sta tutto qua, sintetizzato in una struttura multiforme costituita dalla piana alluvionale che si è sviluppata attorno ai corsi d’acqua, dalla collina dedita alla mezzadria classica, dai ripiani calcarei, dall’alta valle e dalla rada della Montagnola, dai prati e dai boschi.

Un contesto nel quale si distinguono i versanti della media e bassa Valdelsa, caratterizzati da un sistema insediativo che ha saputo adattarsi alle peculiarità idrogeologiche ed intimamente connesso con un assetto rurale in cui è ancora evidente l’impronta del sistema della villa-fattoria e dell’appoderamento mezzadrile.

Qua il paesaggio non è solo relegato a una visione naturalistica. In tutta la Val d’Elsa ci sono nuovi elementi di richiamo: le architetture. Costruzioni fortificate, ville e castelli figli del lavoro dell’uomo che in questo ambiente si collocano con rispetto e imponente dignità, a cominciare dal castello della Chiocciola di Sovicille.

L’iconografia, qunque, racconta il rapporto del contesto che si manifesta in questo suo complesso equilibrio. Troviamo valli divise tra coltivi e boschi, ma soprattutto castelli e borghi murati ben in vista sui poggi.

Questo sentimento del paesaggio è ben evidente nello sfondo del cosiddetto Guidoriccio da Fogliano, attribuito a Simone Martini. Un dipinto tecnicamente non paesaggistico, o almeno non così inteso nel senso moderno del termine. Piuttosto ci troviamo davanti a un’opera celebrativa delle conquiste strategiche da parte della Repubblica di Siena. E le conquiste, si sa, pretendono paesaggi perigliosi e selvaggi.

Quella dei castelli e delle cittadelle chiuse da torri e mura, arroccate sui poggi e circondate di coltivi, è una forma di lunga fortuna che ritroviamo ad esempio, e senza più cenni a insidie e rischi, nelle vedute illuminate di Francesco Fontani. E, ancora, nelle cartoline d’inizio Novecento, in virtù del fascino che i castelli agiscono sull’immaginario popolare ma anche della limpida bellezza di un rapporto compiuto e sereno tra edificato, coltivato e paesaggio.

Ciò che il filologo, archeologo e storico dell’arte Fontanini, fiorentino della seconda metà del Settecento, ha fatto con il suo “Viaggio pittorico della Toscana” (pubblicato la prima volta nel 1800), si contrappone al lavoro del britannico John Smith.

Alla fine, qulsiasi sia il punto di vista, che si celebri o no, quello che l’arte cerca e restituisce è sempre il rapporto con la campagna. Nel suo “Sulle sponde dell’Elsa”Niccolò Cannicci, lontano dai caffè fiorentini e dalle pinete macchiaiole, trasfigura nel sentimento pudico della bellezza giovane della natura risvegliata gli elementi tipici del paesaggio. Lo fa rispettandone le relazioni significanti.

È l’inizio dell’estate, l’Elsa d’argento scivola tra la vegetazione fitta e varia, e le colline svaporano nell’azzurro, senza farsi astratte, lasciando piuttosto riconoscere un profilo turrito di castello, un biancheggiare di case. Un paesaggio praticabile e, al contempo, lo specchio dell’anima.