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Mugello

Comuni di:

Barberino di Mugello (FI), Borgo San Lorenzo (FI), Dicomano (FI), Firenzuola (FI), Londa (FI), Marradi (FI), Palazzuolo sul Senio (FI), Pontassieve (FI), Rufina (FI), San Godenzo (FI), Scarperia e San Piero (FI), Vaglia (FI), Vicchio (FI)

Cartina Mugello
Mappa

«Un castello posto a piè dell’Alpi che dividono la Toscana dalla Romagna: ma da quella parte che guarda verso Romagna e nel principio di Val di Lamona, benché sia senza mura, nondimeno il fiume, i monti e gli abitatori lo fanno forte, perché gli uomini sono armigeri e fedeli ed il fiume in modo ha roso il terreno e ha sì alte le grotte sue, che a venirvi di verso la valle è impossibile, qualunque volta un picciol ponte che è sopra il fiume fosse difeso: e dalle parti de’ monti sono le ripe sì aspre che rendono quel sito sicurissimo».
(Niccolò Machiavelli su Marradi)

 

Acque limpide, castagneti, sentieri. Una natura solida, compatta, che qua si respira in purezza. A cominciare da Marradi, piccolo borgo di Toscana che si trova sul versante romagnolo dell'Appennino. Qua dove l’accento toscano si dissolve in una parlata d'oltreconfine è nato il poeta Dino Campana. E di questo luogo ha scritto anche Machiavelli, che più volte cita nei suoi scritti la Rocca del Castiglionchio.

Parlare del Mugello, oggi, ai più fa nascere visioni legate alla contemporaneità. Si pensa all’autodromo internazionale su cui si corre la MotoGP o all’outlet di Barberino. Qualcuno si spinge oltre e pensa ai tortelli mugellani di patate. Ma qui, almeno, si fa leva sulle tradizioni.

In verità il Mugello è molto di più. La sua storia è legata soprattutto all'ambiente così variegato e discontinuo, alle comunicazioni e alle territorializzazione.

La conca mugellana rappresenta una netta e geometrica interruzione del crinale appenninico, chiusa com’è alle due estremità. È stato uno dei primi luoghi abitati di Toscana e ha vissuto lunghi periodi di pace. Qui, in questo territorio solcato dal fiume Sieve che regala quel po’ di pianura che intermezza colline e montagne, ci troviamo in una zona di confine dalle caratteristiche uniche.

Il Mugello era abitato già in epoca paleolitica. I ritrovamenti lasciano infatti presupporre che vi fossero intensi traffici con i territori al di là dell’Appennino. Una caratteristica che questi luoghi non abbandoneranno mai.

Ai Liguri Magelli seguono gli Etruschi, che iniziano a pianificare una più articolata rete viaria prevedendo il passaggio della direttrice che unisce i centri di Fiesole e Felsina. Durante l’età romana, nonostante sia stato soggetto a opere di militarizzazione, il Mugello vive sostanzialmente un lungo periodo di pace che purtroppo non dura per sempre. Fino al Medioevo, infatti, il territorio non è coinvolto in alcun conflitto. Ma proprio per la sua posizione di crocevia, ben presto diventa oggetto d’invasioni da parte delle popolazioni barbariche.

È sempre la sua particolare collocazione a definire il destino del Mugello, nel bene come nel male. L’ascesa politica ed economica di Firenze, infatti, richiedeva un buon sistema viario per favorire i commerci. Ecco quindi che il Mugello torna a essere strategico e tappa obbligata, attraverso i suoi vari valichi, nell’ambito dei traffici verso le terre padane.

La prosperità del comprensorio dura fino al primo principato mediceo. E nonostante il ruolo commerciale e artigianale dei centri di fondovalle, per lunghi secoli il comprensorio è vissuto basandosi su un altro modello di sviluppo: quello agricolo, organizzato sulla mezzadria poderale e sul sistema di fattoria.

E così anche nell’Ottocento il territorio è in gran parte appoderato a mezzadria, anche se non mancavano aziende di piccoli proprietari coltivatori. A partire dal 1921 inizia il processo di spopolamento e di abbandono delle campagne, che diventerà fenomeno dirompente dal 1955 in poi, con il boom economico. Ma anche stavolta non tutto è perduto, perché alla crisi dell’agricoltura tradizionale si risponde con un nuovo sviluppo industriale.

È ancora una volta l’acqua ha determinare lo sviluppo e la conformazione di questo territorio. L’acqua e le montagne, per l’esattezza. Sì, perché il Mugello ha caratteristiche uniche. La sua evoluzione geologica rappresenta infatti la sintesi più esplicita delle complesse vicende appenniniche. E così, per meglio conoscere, studiare e comprende i fenomeni, si è soliti prenderla ad esempio.
 
Questa struttura appenninica ribassata ha la particolarità di essere una delle più esterne e, di conseguenza, proprio per le sue dolci forme e la relativa facilità di accesso, è storicamente individuata come una delle principali vie di attraversamento dell’Appennino.

Quello del Mugello è un paesaggio che incarna la discontinuità toscana. Proprio grazie alla diversificazione delle sue caratteristiche, i contrasti emergono con maggiore evidenza. E se da una parte abbiamo un denso reticolo idrografico e tenui pendenze che hanno sempre incoraggiato gli insediamenti e l’utilizzo dei terreni, dall’altra è possibile evidenziare l’elevata instabilità dei versanti poco pianeggianti che spesso sono anche causa di dissesti.

La conca intermontana si chiude sulla Sieve, che di fatto apre una piccola porta che consente all’Arno di defluire. È proprio attorno al fiume che si allunga l’unica striscia pianeggiante.

Tutt’attorno, montagne e colline. Non è un caso, quindi, che i maggiori centri urbani (San Piero a Sieve, Borgo San Lorenzo e Vicchio) si siano sviluppati sull’argine che facilita la connessione con le direttrici principali. Fa eccezione Barberino del Mugello, che si trova sulla sinistra del torrente Stura.

Per questa sua intrinseca varietà, il mosaico di paesaggistico del Mugello costituisce una delle zone a maggiore naturalità della provincia fiorentina. Non stupisca quindi che al suo interno siano compresi geositi, aree protette e siti d’interesse comunitario, a cominciare dal Parco nazionale delle Foreste casentinesi, Monte Falterona e Campigna.

Il Mugello è un luogo adatto alla poesia. Anche quando a scriverla è qualcuno che il contesto sociale respinge e non riconosce. Forse perché più sensibile, forse perché fragile. E allora si tira in ballo il tema della follia. Marradi, per Dino Campana, è «Il vecchio castello che ride sereno sull’alto / La valle canora dove si snoda l’ azzurro fiume / Che rotto e muggente a tratti canta epopea / E sereno riposa in larghi specchi d’azzurro».

Se il cuore di Campana «trema di vertigine», ci sono altri cuori d’artista che hanno battuto per le emozioni dei luoghi e per riconoscenza. Non solo quelli di chi è nato qua, proprio come il poeta di Marradi. Non solo quelli di grandi del passato che qui hanno i natali come Giotto (Colle di Vespignano) e Beato Angelico (San Michele a Rupecanina). Ma anche quelli di chi nel Mugello ha trovato rifugio, come Benvenuto Cellini (che soggiornò a Vicchio) e l’esiliato Dante (che trovò accoglienza a San Godenzo).

Questo territorio ha riflesso la bellezza nello sguardo di chi ha avuto la bontà di perdersi nel paesaggio. Il fatto che qua ci siano storici percorsi e valichi che collegano il nord e il centro dell’Italia, ha trasformato il tema del viaggio nel principale filone narrativo.

Tutto è oggetto di narrazione. Il viavai di persone, gli ospizi, gli ospedali, le osterie. E poi borghi, mercatali, dogane.

Viandanti e viaggiatori non sono mai mancati, nel Mugello. Tra i tanti, c’è un dipinto che esprimono al meglio questo sentimento. Nel Valico degli Appennini dipinto da Giuseppe De Nittis, infatti, troviamo sintesi – più che in ogni altra opera – del viaggio riflesso nel paesaggio.

Tra i nomi che hanno fermato su tela scorci mugellani ci sono John SmithFrancesco FontaniCarl BöcklinTelemaco Signorini e Ludovico Tommasi. Ma a colpire, tra i tanti, è il racconto grafico di Felice Giani, che realizzò il “Taccuino di viaggio da Faenza a Marradi”.

Un paio di secoli dopo, l’illustratore faentino Cesare Reggiani decise di ripercorrere in treno lo stesso itinerario. «La caratteristica che distingue la valle del Lamone da tutte le altre dell’Appennino tosco-romagnolo è la ferrovia Faenza-Firenze. Ho puntato più sulla sua presenza che sulla strada. Sottopassi, mura, stazioncine, viadotti in mattoni rossi, segnali, tratti di ferrovia che tagliano campi e boschi».