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Garfagnana, Valle del Serchio e Val di Lima

Comuni di:

Bagni di Lucca (LU), Barga (LU), Camporgiano (LU), Careggine (LU), Castelnuovo di Garfagnana (LU), Castiglione di Garfagnana (LU), Coreglia Antelminelli (LU), Fabbriche di Vallico (LU), Fosciandora (LU), Gallicano (LU), Minucciano (LU), Molazzana (LU), Piazza al Serchio (LU), Pieve Fosciana (LU), Sillano Giuncugnano (LU), Vagli Sotto (LU), Vergemoli (LU), Villa Collemandina (LU)

Cartina Garfagnana, Valle del Serchio e Val di Lima
Mappa

Al mio cantuccio, donde non sento
se non le reste brusir del grano,
il suon dell’ore viene col vento
dal non veduto borgo montano:
suono che uguale, che blando cade,
come una voce che persuade.

(L'ora di Barga, da Canti di Castelvecchio - Giovanni Pascoli)


Pur avendo caratteristiche uniche, impossibili da ritrovare in qualunque altro angolo di Toscana a prescindere dall'altitudine, l'ambito della Garfagnana sembra aver resistito al tempo. Nonostante tutto e nonostante tutti. La presenza delle Alpi Apuane è la principale matrice di un carattere paesaggistico che, pur modellato dagli eventi e dalle intense attività estrattive, ha saputo far sopravvivere la sua bellezza naturale.

Quest'area, così ricca d'acqua e di sorgenti carsiche come nessun altro luogo, è densa di borghi e piccoli paesi risparmiati dagli interventi invasivi dell'edilizia moderna. Paesi troppo spesso svuotati da chi, nell'era del boom economico, abbandonava le coltivazione e gli allevamenti per andare a valle alla ricerca di un posto fisso. Eppure qua, lungo i vicoli o nelle corti, è nata e sopravvissuta una micro economia locale che trasformava le case in botteghe. Molti di coloro che se ne sono andati, in epoca più recente hanno fatto ritorno ai luoghi di origine costruendo nuove opportunità per loro stessi e per il paese cui appartengono.

Perché l'identità non si riflette solo su un luogo di nascita stampato su un documento. È piuttosto uno stile di vita che passa dalla ricerca costante della simbiosi con il paesaggio che hai conosciuto, che ti ha abbracciato e a cui è lega la storia della famiglia e dei suoi avi. Le caratteristiche del territorio, con il Serchio a dividere la valle, hanno poi fatto il resto. Lo sviluppo di una doppia rete di viabilità, al di qua e al di là del fiume, ha favorito lo sviluppo di nuove piattaforme industriali che non hanno però stravolto la vera essenza dell'ambito.

Queste terre offrono prodotti dal gusto unico, rappresentano mete privilegiate per escursionisti e vacanzieri e, è bene non dimenticarlo, sono stati scelti da scrittori e poeti come il luogo ideale in cui vivere. Perché nelle osterie, attraversando antichi ponti, in mezzo a prati e coltivazioni o semplicemente di fronte a panorami che regalavano prospettive paesaggistiche d'indubbia suggestione, non c'era animo umano capace di restare impassibile davanti a tale fonte di bellezza e ispirazione.

La Garfagnana ha sempre condiviso le Alpi Apuane con la Versilia. Quindi non è difficile immaginare i motivi delle scelte dei primi frequentatori del luogo. Quarantamila anni fa, nel Paleolitico Medio, il territorio era popolato da moltissimi animali. Orsi, cervi, cinghiali. Complice un clima più mite, la Versilia era considerata il luogo in cui vivere e la Garfagnana il territorio in cui cacciare. Una caratteristica che quest’ambito ha mantenuto ben oltre le glaciazioni. La presenza del fiume, però, ha favorito nel tempo l’occupazione del fondovalle boscoso. E così, anche a causa del riscaldamento climatico, dalla caccia si passa alla coltivazione e, nel periodo etrusco, anche al commercio.

L’area era infatti strategica, soprattutto per il trasporto del ferro. Non solo si trovava sulla rotta tra Populonia e Marsiglia, ma rappresentava l’ideale crocevia degli itinerari transappenninici. Questo non le impedì di vivere una profonda crisi, seguita dallo spopolamento. La Valle del Serchio finì prima sotto il dominio pisano, poi arrivarono i Liguri e i Romani, che proprio su queste terre dettero vita a un cruento conflitto. Sotto Roma, che le dà il nome di Forum Clodii, le caratteristiche e l’assetto della Garfagnana non variano rispetto ai periodi precedenti.

Si stringe un forte legame con Lucca e, nel periodo medioevale, si assiste a una crescente occupazione delle aree montane da parte di piccole comunità contadine. Con l’ascesa delle signorie territoriali, la Garfagnana – dedita soprattutto all’allevamento e all’agricoltura – potenzia le difese con la costruzione di fortificazioni e castelli. Ma ciononostante la sua economia resta legata alla montagna. Il tardo Medioevo è ancora segnato dai conflitti a causa della spartizione del territorio tra tre diversi Stati (Modena, Lucca, Firenze), mentre in età napoleonico la società garfagnina cominciò a differenziarsi dando vita a una piccola aristocrazia comunale.

Grazie a Elisa Bonaparte e i Borbone, in questo periodo ci furono località oggetto d’interventi di modernizzazione (come ad esempio le terme a Bagni di Lucca). Vennero così realizzate dimore signorili, locali di ritrovo, giardini e viali alberati. In età moderna, con la trasformazione di mulattiere in strade e con la realizzazione della ferrovia (tratta Aula-Lucca), l’agricoltura e la pastorizia cedono il passo all’industrializzazione. Questo non frena un più recente spopolamento che ha risparmiato solo alcuni centri come Castelnuovo Garfagnana, Barga e Piazza al Serchio.

Alpi Apuane e fiume Serchio. Queste due presenze, tutt’altro che silenti, nel bene e nel male conferiscono al territorio caratteristiche uniche in Toscana. Il paesaggio montano si sviluppa nel medio e alto bacino del fiume e su parte del bacino idrografico del Torrente Lima; modella così il fondovalle, circondato da versanti boscosi che hanno regolato a lungo l’equilibrio del sistema ambientale.

Un rapporto tra uomo e natura che nei secoli ha dettato il ritmo (e lo sviluppo) dei pascoli e delle aree agricole. Una bellezza paesaggistica che ancora oggi rapisce lo sguardo. C’è però da ricordare che l’origine di questo ambito è strettamente legata alle vicende geologiche che hanno coinvolto il settore dell’Appennino settentrionale in due fasi tettoniche: quella compressiva (che ha determinato la messa in posto delle unità che costituiscono la catena) e quella estensionale (che ha determinato la formazione di fosse tettoniche, tra cui la Val di Serchio). Un’origine antica che di fatto ha determinato l’evoluzione geomorfologica della valle che oggi è caratterizzata da paesaggi a gradinate naturali nei quali le faglie segnano il limite tra i monti e le colline.

Ma quel che è presente con più evidenza ha ben altre caratteristiche. A cominciare dall’unicità della presenza di numerose aree carsiche (dall’Orrido di Botri alla Val di Lima, dalla Pania di Corfino alle Alpi Apuane). Sono più di 700 le cavità di massimo interesse naturalistico e speleologico, cui si aggiungono le abbondanti sorgenti carsiche (tra cui la Polla dei Gangheri, la Sorgente del Pollatoio e la Polla di Dordoio) e quelle termali. Ma la costante evoluzione geomorfologica, unita all’intensa attività sismica e all’erosione fluviale, indicano in modo piuttosto chiaro la presenza di movimenti ancora in atto.

Anche i versanti collinari e montani, interessati da fenomeni franosi, sono in piena evoluzione. Ai valori straordinarie di queste terre – oltre ai fenomeni carsici e alle sorgenti ricordiamo la presenza di riserve e parchi naturali, come quello dell’Orecchiella – proprio a causa di queste caratterizzazioni morfologiche (e della più recente attività estrattiva) si contrappongono rischi idraulici e idrogeologico.  

Ed ecco a voi l’Orlando “curioso”. Sì, curioso. Non furioso. È questo il titolo della mostra che Castelnuovo di Garfagnana, in collaborazione con Lucca Comics & Games, allestì in occasione dei cinquecento anni dell’opera di Ludovico Ariosto. Ispirandosi all’episodio del Castello di Atlante, nel quale tutti i cavalieri del poema epico si trovano prigionieri a caccia di una vana illusione, prestarono la loro creatività alcuni dei maggiori illustratori della produzione fantasy. Ovvero Paolo Barbieri, Dany Orizio, Lucio Parrillo e Luca Zontini.

E sempre all’Ariosto è dedicata l’ultima grande produzione del pittore lucchese Antonio Possenti, morto dopo aver aver concluso “Altrove e altri luoghi. Occasioni e suggestioni dall’Orlando Furioso”. In entrambi i casi le opere furono esposte alla Fortezza di Mont’Alfonso. Due celebrazioni recenti per ricordare il poeta e commediografo che per conto della corte ferrarese fu nominato commissario ducale a Castelnuovo di Garfagnana con l’obiettivo di portare ordine nella provincia stremata dalle continue lotte tra lucchesi e fiorentini.

Ma Ariosto non fu l’unico poeta a vivere in queste terre. Perché è qua che Giovanni Pascoli scelse il suo nido. E nel libro di Umberto Sereni (“Nella valle del bello e del buono”) si legge non solo del Pascoli poeta, ma anche del Pascoli cittadino e uomo. Castelvecchio, il paese del Comune di Barga in cui aveva scelto di vivere e a cui aveva dedicato il titolo di una raccolta di poesie nel 1903, oggi porta il suo nome (Castelvecchio Pascoli), mentre l’osteria che era solito frequentare è aperta ancora oggi.

Oltre a questi due grandi uomini di letteratura, anche altri artisti – a partire dal poeta Olinto Dini e dal pittore Giuseppe Pierotti, entrambi garfagnini – sono stati sedotti da questi luoghi. Possiamo ricordare i pittori Raffaello Sernesi, Giovanni Lomi, Alfredo Meschi. Boschi, paesaggi, stretti fondovalle. E poi borghi, ponti e vita contadina. Ogni elemento umano e naturale è stato fonte d’ispirazione per quella bellezza intrinseca che solo certi luoghi possono restituire. Ma ciò che più di ogni altro elemento ha rappresentato un motivo d’attrazione è proprio la montagna, a cominciare da quella che lo stesso Ariosto definì la “nuda Pania”.